LECCE – C’è un triangolo che lega la carbonizzazione idrotermica in Italia: Capannori, Piombino e Copertino. Una tecnologia nuova e ancora poco conosciuta, sperimentata solo in Spagna nell’impianto di Valencia.
In Puglia, come in Toscana, il confronto con i territori è aperto. Nel piccolo centro del Salento, il Comune ha messo insieme amministratori, esperti, ambientalisti e costruttori per provare a capire. Tra loro, Sandrina Schito, sindaco di Copertino, Massimo Manobianco di Ingelia Italia, Marisa Hernandez Latorre di Ingelia Valencia e il dottor Cosimo Pretelli, medico.
Presenti al dibattito anche il dottor Beppe Croce (Presidenza Comitato Scientifico Legambiente Onlus e Responsabile Agricoltura Direttore Chimica Verde Bionet) e la professoressa Sandra Vitolo del Dipartimento di Ingegneria Civile Industriale dell’Università di Pisa. Li abbiamo contrattati, per conoscere il funzionamento e il conseguente impatto ambientale di questa tipologia di impianto.
“Si tratta di una tecnica interessante – afferma Croce – anche se voglio precisare che Legambiente non ha “sposato” nessuna causa, nonostante il logo della Onlus sia stato incluso nel programma. L’impatto ambientale di questa tipologia di impianto è di fatto minimo e sicuramente si tratta di un processo più evoluto rispetto a quello di compostaggio. Naturalmente, molto dipende dalla materia prima che viene trasferita e su questo occorre essere molto attenti. Nell’impianto di Valencia, attivo da 3 anni, confluisce un rifiuto organico abbastanza circoscritto, come il verde urbano e il “pastazzo” degli aranceti. Non mi preoccupa invece il pericolo di emissione di cattivi odori da gas, perché la trasformazione del rifiuto in poche ore – otto per la precisione – e la sua permanenza in acqua, esclude questo rischio”.
Ma cosa esce dall’impianto di carbonizzazione a processo ultimato? Ce lo spiega lo stesso Croce.
“Il materiale formatosi da questo processo, essenzialmente lignite, – dice il responsabile agricoltura di Legambiente – ci porta a due risultati: il suo utilizzo energetico, ma anche gli svariati impieghi dei carboni attivi. In più, l’acqua con alte concentrazioni di minerali può essere lavorata per divenire un prodotto fertilizzante. Io sono convinto che dalla lavorazione di questi materiali si possa innescare un circolo decisamente virtuoso”.
Naturalmente, sottolinea, Croce, è molto importate la partecipazione della cittadinanza, sia in termini di conoscenza che di collaborazione riguardo a ciò che viene raccolto nei rifiuti organici.
“Attualmente – aggiunge – la raccolta differenziata a Copertino raggiunge il 75%, ma l’intento è quello di arrivare ai numeri del Comune di Capannori, molto vicino all’obiettivo “rifiuti zero”.
Della stessa opinione la professoressa Sandra Vitolo del Dipartimento di Ingegneria civile dell’Università di Pisa, che è intervenuta al convegno in video conferenza per illustrare l’impianto da un punto di vista tecnico. La Vitolo ha spiegato come questo possa avere molteplici potenzialità, producendo dai rifiuti combustibile, ammendante agricolo, ma anche conduttori di corrente elettrica, materiali per miscele ed altri prodotti. Un sistema che deve essere caratterizzato a livello industriale e che può trovare diverse prospettive di mercato.
Anche la docente universitaria ha sottolineato come gli impianti siano sottoposti a severe normative e che è da escludere la formazioni di sgradevoli odori in quanto il processo avviene in acqua ad una temperatura di 200 gradi. “Solo una minima percentuale di CO2 – ha detto – viene generata dal processo, che comunque non prevede la combustione”.
FONTE: LoSchermo.it
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